lunedì 12 febbraio 2007

CANTINE BELLAVISTA






Incontro ravvicinato con l' eccellenza.

Non è possibile sintetizzare diversamente il senso della visita che abbiamo avuto il privilegio di svolgere sabato 10 febbraio 2007 presso una delle massime espressioni dell' arte di produrre vino in Italia, ovverosia le Cantine Bellavista di Erbusco BS.

Meravigliosa la location, e non poteva essere altrimenti date le “radici” imprenditoriali della proprietà aziendale, il più che noto Vittorio Moretti.

Sorprendente la continua e mai paga ricerca del perfetto connubio tra manualità e tecnologia, tra la tradizione ed il futuro.

Maniacale la cura imposta con l' obiettivo di raggiungere il miglior livello qualitativo possibile al prodotto e nell' ottica del continuo miglioramento degli standards qualitativi.

Incredibile la complessità di operazioni necessarie per giungere al prodotto che ha reso giustamente celeberrima l' azienda.

Notevolissimi infine i prodotti degustati quale degnissima conclusione della visita, ove è stato possibile avere nei nostri bicchieri dapprima il classico Brut, elegante nei profumi e nello stesso porsi, con il perlage finissimo quanto fitto ed a seguire (grazie alla generosa disponibilità di Nora) il Convento della Santissima Annunciata 2003, in assoluto la mia passione enoica declinata in bianco fermo (non me ne vogliano in Bellavista e non credano che per questo trascuri le bollicine, giammai!!), un vino assolutamente sensazionale dai profumi suadenti, al gusto ampio e persistente connotato da una strepitosa potenza anche grazie alla non indifferente gradazione alcolica di 13,5°, tale da consentire un abbinamento con le carni, e non solo bianche.

Last but not least un plauso ed un apprezzamento non può non andare a Nora, in grado di condurci per mano in questo viaggio nell' eccellenza dall' alto della propria vastissima conoscenza del mondo Bellavista e non solo, il tutto con paziente quanto comprensiva e garbata maestria.

Grazie di cuore quindi a Nora senza poter naturalmente dimenticare Delia, colei che ha permesso il mio accostarmi a questo intrigante universo.


PEZZORO - MONTE GUGLIELMO IN INVERNALE






Sabato 27 gennaio 2007: potevamo forse lasciarci sfuggire la prima vera neve della stagione (a gennaio inoltrato, sigh!)?

Certo che no.

Detto fatto, con Claudio e Roberto decidiamo di darci alla classica delle classiche dell' escursionismo invernale in terra bresciana: il Guglielmo partendo da Pezzaze.

Inutile dilungarsi sullecaratteristiche dell' itinerario, ben conosciuto da tutti o quasi, e comunque oggetto di millanta pubblicazioni su stampa e, più recentemente, sul web (io stesso ne ho già scritto e l' articolo è ancora reperibile su www.quibrescia.it)

Oltretutto la giornata è davvero splendida, con sole splendente, benchè flagellata sopratutto in quota da un gelido quanto impetuoso vento di tramontana.

Raggiunto Pezzoro dopo la sosta obbligata per l' approvvigionamento dei generi di prima necessità (vino e companatico....) eccoci affrontare per le ore 10.30 abbondanti (orario da veri alpinisti...) la ripida salita al Rifugio Cai Pontogna, quindi, dopo una rapidissima sosta (per evitare le consuete tentatazioni) proseguiamo dapprima per la Malga Pontogna quindi per il “mitticoooo” “ratù” alla volta dalla Malga Stalletti Alti.

Per vero questo tratto, sempre comunque faticoso, è quello che ha imposto le maggiori difficoltà obbligandoci a calzare i ramponi per poter procedere decentemente sull' aspro pendio peraltro coperto da una modestissima coltre nevosa tuttavia dal fondo perfidamente ghiacciato, complice anche il vento.

Giunti agli Stalletti, non senza fatica, puntiamo verso il monumento al Redentore benchè le raffiche di vento si fossero fatte davvero violente ed incessanti, veicolo tra l' altro di dolorosissimi cristalli di ghiaccio pronti ad impattare sul viso nel tentativo di minare la nostra maschia determinazione.

Dopo un' oretta eccoci pertanto di ritorno agli Stalletti, riparati dallo stabile, pronti ad rifocillare le nostre stanche membra, non senza aver incontrato poco prima il carissimo Andrea (per vero in compagnia di sodali a sensazione restii alle gioie della vita, in ispecie di quelle che si misurano a bicchieri o a sorsi...).

Ritorno di volata (grazie ai ramponi) fino al Rifugio Pontogna dove ovviamente non è possibile sottrarsi all' accoglienza di Fabrizio e della di lui consorte (per non parlare poi della grappa con arancia e caffè).

Tre quarti d' ora e rieccoci di nuovo alla macchina stanchi ma felici per la meravigliosa giornata trascorsa in ambiente con le amicizie di sempre.

Grazie Claudio, grazie Roberto, alla prossima.

venerdì 2 febbraio 2007

IL VECCHIO LARRY



Venerdi 29 gennaio 2007, in virtù dei buoni, o per meglio dire ottimi uffici di Delia, riusciamo finalmente a sederci al tavolo de IL VECCHIO LARRY di Pontoglio BS, sicuramente uno degli indirizzi più interessanti della provincia e che, grazie alla passione ed alla competenza del patron Marco Brescianini, ha saputo giustamente ritagliarsi uno spazio rilevante nell’ ambito della ristorazione bresciana di qualità.

D’ altro canto proprio l’ attenzione riservata a IL VECCHIO LARRY da parte di grandi nomi della critica enogastronomica nazionale, Edoardo Raspelli su tutti con un articolo dai toni lusinghieri apparso su La Stampa nell’ aprile dello scorso anno, conferma quanto già di buonissimo Delia, ottimo gourmet, aveva avuto modo di esprimere.

Ebbene le aspettative, pure elevate, sono state pienamente soddisfatte sotto ogni aspetto nel modo che mi appresto indegnamente a descrivere.

Innanzitutto va premesso che se non si è pratici della zona e non si dispone di un buon navigatore satellitare, risulta assolutamente obbligatorio documentarsi con puntiglio sul tragitto da compiere una volta usciti dall’ autostrada (casello Palazzolo S/O) a pena di smarrirsi desolatamente, come regolarmente accaduto a me e mia moglie, nei meandri della bassa.

In buona sostanza, lasciata la A4 si prenda a destra in direzione San Pancrazio, quindi si dovrebbero trovare le indicazioni per Pontoglio; altro itinerario proponibile punta dapprima verso Palosco e quindi per la vicina Pontoglio.

In ogni caso non si escluda aprioristicamente l’ eventualità di dover chiedere informazioni a qualche gentile passante…

Una volta giunti a Pontoglio problemi non se pongono giacchè IL VECCHIO LARRY si trova proprio in cima alla collina su cui si arrocca il centro storico del paese, precisamente nella centralissima Piazza Manenti proprio accanto alla Chiesa (credo la Parrocchiale) e vicinissima alla Casa Comunale.

Attraversato il piccolo dehors estivo si accede al locale, ove subito si presenta l’ ingresso con il bancone del bar, e da qui alla raccolta sala da pranzo dal caratteristico soffitto a volto e numero di coperti limitato; ad occhio e croce direi trenta o quaranta, certo non di più.

Sono sufficienti pochi istanti per far comprendere all’ avventore anche solo un poco smaliziato di essere giunto in un ristorante tutt’ altro che banale, come reso evidente dalle numerose scatole di vini dalle etichette tutte molto intriganti (non mancano i nomi altisonanti, ma Marco saprà consigliare anche le più gradite sorprese, ovvero quelle con un ottimo rapporto qualità/prezzo) oltre ad alcuni dettagli, come ad esempio la stessa mise en place che, pure consona allo spirito del locale, prevede alcune “chicche” come la cristalleria Spiegelau e Riedel.

Prima di dimenticarmene declino subito la “squadra” della trasferta: il sottoscritto, Claudia mia moglie, la deliziosa Delia ed il di lei degnissimo consorte Armando; Delia ed Armando hanno contribuito dal par loro a rendere ancora più piacevole la già splendida serata essendo commensali dall’ eloquio brillante e dalla conversazione garbata quanto spigliata.

Ciò detto pongo un'altra doverosa premessa, prima di passare alla descrizione vera e propria delle delizie degustate: i bagni sono ben tenuti, esteticamente gradevoli e soprattutto profumati, circostanze queste a mio avviso molto importanti ai fini della qualità della tavola stessa come del resto la puntualità e gentilezza del personale di sala.

Dopo l’ aperitivo (Franciacorta Brut Montenisa, non ricordo se 2003 o 2004, che, pur gradito, non ha destato tuttavia grande impressione non tanto perché il prodotto in sé fosse scadente, quanto per la particolare competenza di Delia ed Armando in tema di bollicine per motivi che non starò a sviscerare) e l’ entrée, costituita da una sapida quanto delicata vellutata di carciofi, passavamo ad analizzare la carta (enorme nelle dimensioni, ma originale) che riportava le proposte della casa essenzialmente per antipasti e secondi, mentre i primi venivano declinati a voce (ricordo degli spaghettoni cacio e pepe, nient’ altro onestamente).

Forti delle precedenti esperienze di Delia ed Armando decidavamo di buttarci sugli antipasti “di formaggi”, precisamente bagoss alla piastra (e che fetta) e tomino delle langhe cotto allo speck, entrambi sublimi.

In carta erano presenti anche antipasti di salumi, i classici taglieri, tuttavia la profonda passione e conoscenza di Marco e famiglia in materia di formaggi (Marco stesso ha confermato che ancora oggi “gira” un paio di mercati la settimana nella zona con il suo furgone, anzi, vi capitasse di incontrarlo…) ha suggerito a noi tutti di optare per questi ultimi: ebbene, meraviglioso il bagoss (che non pensavo si prestasse nemmeno a questo tipo di preparazione), strepitoso l’ accostamento tra il dolce tomino ed il salato speck passato al forno.

Mentre eravamo intenti sui nostri antipasti ecco arrivare a tavola un gradito cadeu, consistente in quattro mozzarelline di bufala passate al forno, quindi calde, avvolte nel prosciutto, anche queste ottime.

Dimenticavo il vino: per iniziare Marco proponeva un ottimo ILATRAIA IGT 2003 delle Cantine LA BRANCAIA di Radda in Chianti SI (www.brancaia.com), di gran corpo e piuttosto complesso, senz’ altro importante.

Eccoci quindi alle prese con la particolarità del Menu de IL VECCHIO LARRY: le carni, che vengono fornite da quattro eccelse macellerie (tra cui Cecchini di Panzano di Greve in Chianti, quindi Cazzamali, Motta di Inzago) tanto , volendo, da poter optare per degustazioni orizzontali sui medesimi tagli declinati sulle varie razze bovine presenti in carta.

L’ eccellenza assoluta nelle materie prime di concerto con la sapiente mano di Marco nella frollatura, oltre naturalmente all’abilità in cottura, consentono alle preparazioni di raggiungere dei risultati strepitosi.

Su consiglio del patron optavamo tutti per una fiorentina di Cecchini (frollatura 70 gg. !!) incredibilmente saporita, eppur tenerissima e perfettamente cotta, accompagnata da ben sei tipi di olii diversi (dal Comincioli al denocciolato di Nember) e quattro tipi di sali diversi; le diverse combinazioni olio/sale/pepe hanno regalato notevolissime sensazioni al palato, tutto ciò dimostrando ancora una volta la cura e l’ attenzione posta nel servizio, ripeto mai banale.

In carta erano comunque presenti altri tagli, oltre alla fiorentina anche la tagliata, la tagliata di coscia e la battuta al coltello ed altri ancora che tuttavia non al momento non rammento.

Nel frattempo l’ ILATRA IA ci aveva abbandonati a favore di un CORNELIUS delle cantine COLTERENZIO di Cornaiano BZ (www.colterenzio.com - linea Gran Cru) anche questo rivelatosi assolutamente piacevole, contraddistinto a parere di chi scrive da una nota di freschezza più accentuata rispetto alla prima bottiglia apparsa al nostro tavolo (sempre chi scrive ha in realtà apprezzato molto il coraggio del patron nel non consigliare come seconda etichetta da abbinarsi alla fiorentina un comprensibile quanto scontato vino toscano, Chianti o supertuscan che fosse….complimenti!).

Assaporato un divino “orologio” di formaggi subito accompagnato da un ottimo Sauternes di Chateu Grillon (credo fosse il 97), giungeva il momento del dessert ove ci facevamo tentare io e Delia da un semifreddo al torroncino davvero notevolissimo e Claudia da una torta al cioccolato calda dal sorprendente interno morbido e suadente.

Dimenticavo, anche qui Marco non ha mancato di assisterci dimostrando di sapere il fatto suo in ambito enoico, portando al nostro tavolo un classico Saracco Moscato 2005, sempre di gran vaglia.

Degna conclusione di una simile esperienza il caffè, davvero buono, e gli immancabili distillati da cui ci siamo astenuti dovendo prendere di lì a poco la via di casa…

Il conto?

Ahimè non saprei dire in quanto Delia ed Armando hanno inteso farci graditissimo dono di questa meravigliosa serata (in buona parte trascorsa col sagace patron al nostro tavolo impegnati in conviviale conversazione), dono che ci ha resi doppiamente felici, in primo luogo per il delizioso pensiero, secondariamente per averci dato il pretesto (ma non ce ne sarebbe stato bisogno) per una seconda “puntata” a IL VECCHIO LARRY (Delia non fare scherzi…), tuttavia credo che ci possa orientare mediamente tra i 40 ed i 55€ a testa.

In conclusione IL VECCHIO LARRY (a proposito, Larry sta per Larry Bird, mitica ala dei Boston Celtics anni ’80, omaggio ai trascorsi cestistici di Marco) è un fulgido esempio di come l’ amore per le cose ben fatte, la sensibilità, la competenza, la voglia di migliorarsi continuamente e, perché no, l’ intelligenza, in questo caso di Marco Brescianini, possano condurre a risultati di rilievo pur partendo dal nulla: un indirizzo in definitiva che ritengo caldamente consigliabile.

Un’ ultima cosa: prima di andarvene, se il locale non è troppo pieno, chiedete a Marco di mostrarvi la cantina di cui comprensibilmente va fiero: un gioiellino…