lunedì 12 febbraio 2007

CANTINE BELLAVISTA






Incontro ravvicinato con l' eccellenza.

Non è possibile sintetizzare diversamente il senso della visita che abbiamo avuto il privilegio di svolgere sabato 10 febbraio 2007 presso una delle massime espressioni dell' arte di produrre vino in Italia, ovverosia le Cantine Bellavista di Erbusco BS.

Meravigliosa la location, e non poteva essere altrimenti date le “radici” imprenditoriali della proprietà aziendale, il più che noto Vittorio Moretti.

Sorprendente la continua e mai paga ricerca del perfetto connubio tra manualità e tecnologia, tra la tradizione ed il futuro.

Maniacale la cura imposta con l' obiettivo di raggiungere il miglior livello qualitativo possibile al prodotto e nell' ottica del continuo miglioramento degli standards qualitativi.

Incredibile la complessità di operazioni necessarie per giungere al prodotto che ha reso giustamente celeberrima l' azienda.

Notevolissimi infine i prodotti degustati quale degnissima conclusione della visita, ove è stato possibile avere nei nostri bicchieri dapprima il classico Brut, elegante nei profumi e nello stesso porsi, con il perlage finissimo quanto fitto ed a seguire (grazie alla generosa disponibilità di Nora) il Convento della Santissima Annunciata 2003, in assoluto la mia passione enoica declinata in bianco fermo (non me ne vogliano in Bellavista e non credano che per questo trascuri le bollicine, giammai!!), un vino assolutamente sensazionale dai profumi suadenti, al gusto ampio e persistente connotato da una strepitosa potenza anche grazie alla non indifferente gradazione alcolica di 13,5°, tale da consentire un abbinamento con le carni, e non solo bianche.

Last but not least un plauso ed un apprezzamento non può non andare a Nora, in grado di condurci per mano in questo viaggio nell' eccellenza dall' alto della propria vastissima conoscenza del mondo Bellavista e non solo, il tutto con paziente quanto comprensiva e garbata maestria.

Grazie di cuore quindi a Nora senza poter naturalmente dimenticare Delia, colei che ha permesso il mio accostarmi a questo intrigante universo.


PEZZORO - MONTE GUGLIELMO IN INVERNALE






Sabato 27 gennaio 2007: potevamo forse lasciarci sfuggire la prima vera neve della stagione (a gennaio inoltrato, sigh!)?

Certo che no.

Detto fatto, con Claudio e Roberto decidiamo di darci alla classica delle classiche dell' escursionismo invernale in terra bresciana: il Guglielmo partendo da Pezzaze.

Inutile dilungarsi sullecaratteristiche dell' itinerario, ben conosciuto da tutti o quasi, e comunque oggetto di millanta pubblicazioni su stampa e, più recentemente, sul web (io stesso ne ho già scritto e l' articolo è ancora reperibile su www.quibrescia.it)

Oltretutto la giornata è davvero splendida, con sole splendente, benchè flagellata sopratutto in quota da un gelido quanto impetuoso vento di tramontana.

Raggiunto Pezzoro dopo la sosta obbligata per l' approvvigionamento dei generi di prima necessità (vino e companatico....) eccoci affrontare per le ore 10.30 abbondanti (orario da veri alpinisti...) la ripida salita al Rifugio Cai Pontogna, quindi, dopo una rapidissima sosta (per evitare le consuete tentatazioni) proseguiamo dapprima per la Malga Pontogna quindi per il “mitticoooo” “ratù” alla volta dalla Malga Stalletti Alti.

Per vero questo tratto, sempre comunque faticoso, è quello che ha imposto le maggiori difficoltà obbligandoci a calzare i ramponi per poter procedere decentemente sull' aspro pendio peraltro coperto da una modestissima coltre nevosa tuttavia dal fondo perfidamente ghiacciato, complice anche il vento.

Giunti agli Stalletti, non senza fatica, puntiamo verso il monumento al Redentore benchè le raffiche di vento si fossero fatte davvero violente ed incessanti, veicolo tra l' altro di dolorosissimi cristalli di ghiaccio pronti ad impattare sul viso nel tentativo di minare la nostra maschia determinazione.

Dopo un' oretta eccoci pertanto di ritorno agli Stalletti, riparati dallo stabile, pronti ad rifocillare le nostre stanche membra, non senza aver incontrato poco prima il carissimo Andrea (per vero in compagnia di sodali a sensazione restii alle gioie della vita, in ispecie di quelle che si misurano a bicchieri o a sorsi...).

Ritorno di volata (grazie ai ramponi) fino al Rifugio Pontogna dove ovviamente non è possibile sottrarsi all' accoglienza di Fabrizio e della di lui consorte (per non parlare poi della grappa con arancia e caffè).

Tre quarti d' ora e rieccoci di nuovo alla macchina stanchi ma felici per la meravigliosa giornata trascorsa in ambiente con le amicizie di sempre.

Grazie Claudio, grazie Roberto, alla prossima.

venerdì 2 febbraio 2007

IL VECCHIO LARRY



Venerdi 29 gennaio 2007, in virtù dei buoni, o per meglio dire ottimi uffici di Delia, riusciamo finalmente a sederci al tavolo de IL VECCHIO LARRY di Pontoglio BS, sicuramente uno degli indirizzi più interessanti della provincia e che, grazie alla passione ed alla competenza del patron Marco Brescianini, ha saputo giustamente ritagliarsi uno spazio rilevante nell’ ambito della ristorazione bresciana di qualità.

D’ altro canto proprio l’ attenzione riservata a IL VECCHIO LARRY da parte di grandi nomi della critica enogastronomica nazionale, Edoardo Raspelli su tutti con un articolo dai toni lusinghieri apparso su La Stampa nell’ aprile dello scorso anno, conferma quanto già di buonissimo Delia, ottimo gourmet, aveva avuto modo di esprimere.

Ebbene le aspettative, pure elevate, sono state pienamente soddisfatte sotto ogni aspetto nel modo che mi appresto indegnamente a descrivere.

Innanzitutto va premesso che se non si è pratici della zona e non si dispone di un buon navigatore satellitare, risulta assolutamente obbligatorio documentarsi con puntiglio sul tragitto da compiere una volta usciti dall’ autostrada (casello Palazzolo S/O) a pena di smarrirsi desolatamente, come regolarmente accaduto a me e mia moglie, nei meandri della bassa.

In buona sostanza, lasciata la A4 si prenda a destra in direzione San Pancrazio, quindi si dovrebbero trovare le indicazioni per Pontoglio; altro itinerario proponibile punta dapprima verso Palosco e quindi per la vicina Pontoglio.

In ogni caso non si escluda aprioristicamente l’ eventualità di dover chiedere informazioni a qualche gentile passante…

Una volta giunti a Pontoglio problemi non se pongono giacchè IL VECCHIO LARRY si trova proprio in cima alla collina su cui si arrocca il centro storico del paese, precisamente nella centralissima Piazza Manenti proprio accanto alla Chiesa (credo la Parrocchiale) e vicinissima alla Casa Comunale.

Attraversato il piccolo dehors estivo si accede al locale, ove subito si presenta l’ ingresso con il bancone del bar, e da qui alla raccolta sala da pranzo dal caratteristico soffitto a volto e numero di coperti limitato; ad occhio e croce direi trenta o quaranta, certo non di più.

Sono sufficienti pochi istanti per far comprendere all’ avventore anche solo un poco smaliziato di essere giunto in un ristorante tutt’ altro che banale, come reso evidente dalle numerose scatole di vini dalle etichette tutte molto intriganti (non mancano i nomi altisonanti, ma Marco saprà consigliare anche le più gradite sorprese, ovvero quelle con un ottimo rapporto qualità/prezzo) oltre ad alcuni dettagli, come ad esempio la stessa mise en place che, pure consona allo spirito del locale, prevede alcune “chicche” come la cristalleria Spiegelau e Riedel.

Prima di dimenticarmene declino subito la “squadra” della trasferta: il sottoscritto, Claudia mia moglie, la deliziosa Delia ed il di lei degnissimo consorte Armando; Delia ed Armando hanno contribuito dal par loro a rendere ancora più piacevole la già splendida serata essendo commensali dall’ eloquio brillante e dalla conversazione garbata quanto spigliata.

Ciò detto pongo un'altra doverosa premessa, prima di passare alla descrizione vera e propria delle delizie degustate: i bagni sono ben tenuti, esteticamente gradevoli e soprattutto profumati, circostanze queste a mio avviso molto importanti ai fini della qualità della tavola stessa come del resto la puntualità e gentilezza del personale di sala.

Dopo l’ aperitivo (Franciacorta Brut Montenisa, non ricordo se 2003 o 2004, che, pur gradito, non ha destato tuttavia grande impressione non tanto perché il prodotto in sé fosse scadente, quanto per la particolare competenza di Delia ed Armando in tema di bollicine per motivi che non starò a sviscerare) e l’ entrée, costituita da una sapida quanto delicata vellutata di carciofi, passavamo ad analizzare la carta (enorme nelle dimensioni, ma originale) che riportava le proposte della casa essenzialmente per antipasti e secondi, mentre i primi venivano declinati a voce (ricordo degli spaghettoni cacio e pepe, nient’ altro onestamente).

Forti delle precedenti esperienze di Delia ed Armando decidavamo di buttarci sugli antipasti “di formaggi”, precisamente bagoss alla piastra (e che fetta) e tomino delle langhe cotto allo speck, entrambi sublimi.

In carta erano presenti anche antipasti di salumi, i classici taglieri, tuttavia la profonda passione e conoscenza di Marco e famiglia in materia di formaggi (Marco stesso ha confermato che ancora oggi “gira” un paio di mercati la settimana nella zona con il suo furgone, anzi, vi capitasse di incontrarlo…) ha suggerito a noi tutti di optare per questi ultimi: ebbene, meraviglioso il bagoss (che non pensavo si prestasse nemmeno a questo tipo di preparazione), strepitoso l’ accostamento tra il dolce tomino ed il salato speck passato al forno.

Mentre eravamo intenti sui nostri antipasti ecco arrivare a tavola un gradito cadeu, consistente in quattro mozzarelline di bufala passate al forno, quindi calde, avvolte nel prosciutto, anche queste ottime.

Dimenticavo il vino: per iniziare Marco proponeva un ottimo ILATRAIA IGT 2003 delle Cantine LA BRANCAIA di Radda in Chianti SI (www.brancaia.com), di gran corpo e piuttosto complesso, senz’ altro importante.

Eccoci quindi alle prese con la particolarità del Menu de IL VECCHIO LARRY: le carni, che vengono fornite da quattro eccelse macellerie (tra cui Cecchini di Panzano di Greve in Chianti, quindi Cazzamali, Motta di Inzago) tanto , volendo, da poter optare per degustazioni orizzontali sui medesimi tagli declinati sulle varie razze bovine presenti in carta.

L’ eccellenza assoluta nelle materie prime di concerto con la sapiente mano di Marco nella frollatura, oltre naturalmente all’abilità in cottura, consentono alle preparazioni di raggiungere dei risultati strepitosi.

Su consiglio del patron optavamo tutti per una fiorentina di Cecchini (frollatura 70 gg. !!) incredibilmente saporita, eppur tenerissima e perfettamente cotta, accompagnata da ben sei tipi di olii diversi (dal Comincioli al denocciolato di Nember) e quattro tipi di sali diversi; le diverse combinazioni olio/sale/pepe hanno regalato notevolissime sensazioni al palato, tutto ciò dimostrando ancora una volta la cura e l’ attenzione posta nel servizio, ripeto mai banale.

In carta erano comunque presenti altri tagli, oltre alla fiorentina anche la tagliata, la tagliata di coscia e la battuta al coltello ed altri ancora che tuttavia non al momento non rammento.

Nel frattempo l’ ILATRA IA ci aveva abbandonati a favore di un CORNELIUS delle cantine COLTERENZIO di Cornaiano BZ (www.colterenzio.com - linea Gran Cru) anche questo rivelatosi assolutamente piacevole, contraddistinto a parere di chi scrive da una nota di freschezza più accentuata rispetto alla prima bottiglia apparsa al nostro tavolo (sempre chi scrive ha in realtà apprezzato molto il coraggio del patron nel non consigliare come seconda etichetta da abbinarsi alla fiorentina un comprensibile quanto scontato vino toscano, Chianti o supertuscan che fosse….complimenti!).

Assaporato un divino “orologio” di formaggi subito accompagnato da un ottimo Sauternes di Chateu Grillon (credo fosse il 97), giungeva il momento del dessert ove ci facevamo tentare io e Delia da un semifreddo al torroncino davvero notevolissimo e Claudia da una torta al cioccolato calda dal sorprendente interno morbido e suadente.

Dimenticavo, anche qui Marco non ha mancato di assisterci dimostrando di sapere il fatto suo in ambito enoico, portando al nostro tavolo un classico Saracco Moscato 2005, sempre di gran vaglia.

Degna conclusione di una simile esperienza il caffè, davvero buono, e gli immancabili distillati da cui ci siamo astenuti dovendo prendere di lì a poco la via di casa…

Il conto?

Ahimè non saprei dire in quanto Delia ed Armando hanno inteso farci graditissimo dono di questa meravigliosa serata (in buona parte trascorsa col sagace patron al nostro tavolo impegnati in conviviale conversazione), dono che ci ha resi doppiamente felici, in primo luogo per il delizioso pensiero, secondariamente per averci dato il pretesto (ma non ce ne sarebbe stato bisogno) per una seconda “puntata” a IL VECCHIO LARRY (Delia non fare scherzi…), tuttavia credo che ci possa orientare mediamente tra i 40 ed i 55€ a testa.

In conclusione IL VECCHIO LARRY (a proposito, Larry sta per Larry Bird, mitica ala dei Boston Celtics anni ’80, omaggio ai trascorsi cestistici di Marco) è un fulgido esempio di come l’ amore per le cose ben fatte, la sensibilità, la competenza, la voglia di migliorarsi continuamente e, perché no, l’ intelligenza, in questo caso di Marco Brescianini, possano condurre a risultati di rilievo pur partendo dal nulla: un indirizzo in definitiva che ritengo caldamente consigliabile.

Un’ ultima cosa: prima di andarvene, se il locale non è troppo pieno, chiedete a Marco di mostrarvi la cantina di cui comprensibilmente va fiero: un gioiellino…

giovedì 25 gennaio 2007


Sabato 19 gennaio 2007, grazie alla volenterosa collaborazione prestata dal Tommi che si è incaricato di prenotare, come da tempo nelle intenzioni "saliamo" al Miramonti di Caino BS, certamente una delle migliori espressioni della cucina nostrana intesa come bresciana.
E così è stato davvero.
La brigata di commensali era così composta: sottoscritto (Giampi) e moglie (Claudia), Alle e Tonia, David ed Ela, Luca e la Ga, Tommi e la Bea.
Facciamo una premessa, quellla che segue non vuole essere una vera e propria recensione del locale, bensì una semplice resoconto della esperienza (nel caso magnifica) vissuta: per questo motivo ci dilungheremo a parole ma non in immagini, in particolar modo non riprodurremo le fotografie dei piatti (pratica invalsa oramai presso presso chi viceversa intenda dare un approccio "scientifico" alla propria recensione), non ritenendole pertinenti con lo spirito del blog.
Ciò detto scendiamo ai dettagli, partendo da quelli pratici per giungere a quelli più gustosi.
Saltando a piè pari le informazioni riportate nel biglietto da visita, diciamo che il ristorante è facilmente raggiungibile percorrendo la strada statale per le Coste di S. Eusebio e che sale da Nave BS: il Miramonti si trova dopo qualche Km dall' abitato di Caino BS.
L' edificio che ospita il ristorante (con ampio parcheggio esterno) è gradevole, sia all' esterno che all' interno: ciò che forse tradisce un poco l' anzianità dello stesso sono i bagni, puliti ma in puro stile anni 70.
La sala che ospita i tavoli si presenta rustica ma curata, con i tavoli stessi sufficientemente distanziati.
E' sabato sera ed il locale è affollato con clientela variegata (dalle compagnie alle coppie), tuttavia la conversazione non si fa mai difficoltosa come talvolta accade in luoghi affetti da una acustica particolare.
Dopo esserci sistemati ecco che il Mario Piscioli viene al nostro tavolo per raccogliere la comanda dopo aver esposto a voce il menu (forse troppo ampio per essere esposto solo a voce, ma al Miramonti va bene senz' altro così).
Noi uomini (alla fine ci si divide sempre in questo modo) optiamo tutti l' antipasto caldo consistente in polentina taragna davvero sublime, cotechino al cucchiaio indimenticabile, lumachine in umido e polenta abbrustolita con la salamina.
Come si può constare si tratta di un antipasto decisamente vigoroso, che ci ha lasciati estasiati, tanto più che le porzioni non sono certo lesinate, anzi il gentilissimo personale di sala è più volte passato e ripassato per chiedere se ancora ne volessimo.
Dimenticavo il vino: a tavola avevamo un Terre di Franciacorta Rosso 2003 (di cui ahimè non ricordo l' etichetta) ed un Chianti Fassati 2004, entrambi gradevoli (da campanilista come sono preferivo il Terre di Franciacorta-ndr).
Le donne hanno in parte optato per l' antipasto freddo consistente in un carpaccio a loro detta molto buono a cui tuttavia non abbiamo prestato grande attenzione sublimati come eravamo da polenta taragna e cotechini...
Sui primi la scelta è caduta sulla star di casa, ovverosia il risotto ai formaggi dolci.
Per chi scrive si è trattato di una esperienza davvero notevole: il riso era a mio personale avviso pefettamente cotto (al dente) e mantecato, mentre i formaggi davano un sapore ed una cremosità assolutamente notevole.
Qualcuno ha obiettato come il riso fosse forse troppo al dente, ma nel complesso è piaciuto assai.
Sui secondi si sono manifestati i primi (pardon per il gioco di parole) "caduti" causa incipiente sazietà (del tutto comprensibile): i più hanno saltato a piè pari, qualcuno si è rifugiato su di un onorevole "orologio" di formaggi (grandiosa la formaggella, intenso quanto cremoso il gorgonzola, ottimo anche il taleggio, assolutamente strepitoso il bagoss di cui parleremo più approfonditamente poco oltre), mentre i due temerari hanno optato per il capretto alla bresciana con polenta e patate (Alle) - a detta dell' interessato davvero molto valido - e costolette di agnello (se non vado errato) impannate-si dice così- (il Tommi), anche queste molto buone sempre a detta del medesimo.
Anche in questo caso porzioni "degne", non so se mi spiego...
Nel frattempo giungeva al tavolo anche un assaggio di bagoss (il noto formaggio di Bagolino), prodotto di cui personalmente non vado pazzo, tuttavia questo era davvero gustosissimo (si trattava di un 24 o 36 mesi, non ricordo con esattezza) e profumatissimo anche al naso: evidentemente il Mario Piscioli deve avere i suoi fornitori di riguardo...
Capitolo dolci.
Anche qui la scelta non poteva non cadere sulla star di casa: il gelato alla crema servito o con cioccolata calda ovvero con macedonia di frutta.
Malgrado gli stomaci assolutamente "provati" nessuno ha avuto la malaugurata idea di sottrarsi al gelato alla crema (forse Tonia non l'ha preso, o la Ela, boh): ebbene anche nel gelato il Miramonti ha confermato le ottime credenziali essendo lo stesso assolutamente gustoso, cremoso, e preparato senza lesinare sugli ingredienti (posso dire uova in particolare).
Davvero notevole.
Buona anche la piccola pasticceria ("coccole" potrei dire parafrasando il ViaggiatoreGourmet), fresca, assortita e gustosa, giunta al tavolo senza che nessuno la chiedesse, evidentemente compresa nel servizio.
Conclusione degnissima di cotanta esperienza il caffè, buono (ah povero Tom), e distillati (chiedo venia ma proprio non ne ricordo il nome) portati al tavolo, nella fattispecie una grappa da me appena assaggiata dato l' imminente viaggio in auto per il ritorno a casa; comunque buona, senza raggiungere vette eccelse.
Eccoci giunti alla fase più "dolorosa" di ogni esperienza enogastronomica: il conto.
Presto detto: 45€ a testa, somma in sè non trascurabile, tuttavia ad avviso di tutti meritatissima e comunque adeguata al livello delle portate (sia per qualità che, ricordo, per quantità, elemento quest' ultimo affatto trascurabile se, come noi, si è buone o forse ottime forchette) sia per la cortesia e presenza del servizio (un plauso al personale di sala, mediamente assai giovane eppure gentile e discreto) sia infine al vino degustato (alla fine ci hanno lasciato tre bottiglie di Chianti, tre di Terre di Franciacorta ed un Muller Thurgau).
Concludiamo non con un voto, che pure non sarebbe nello spirito di queste righe, bensì con un apprezzamento: il Miramonti è senz' altro un indirizzo da tenere in debita, debitissima considerazione qualora si desideri una tavola "alla bresciana" di qualità assoluta con un rapporto qualità prezzo assai valido (andando in due o quattro persone, senza lasciarsi trascinare dalla compagnia, c'è sicuramente modo di spendere anche meno...).

mercoledì 24 gennaio 2007

BRESCIA S. EUFEMIA - MADDALENA PER IL SENTIERO N. 1





Non potevamo esordire con i post relativi a itinerari riguardanti le montagne bresciane senza partire dalla “montagna di casa nostra” (come molti amano descriverla) per eccellenza, ovverosia il Monte Maddalena, che davvero rappresenta una preziosa risorsa per chi, bresciano della città prevalentemente, intenzionato a sgranchirsi le gambe non sia altrettanto disposto ad affrontare levatacce o lunghe trasferte in automobile, senza considerare che i quasi 700 m. di dislivello (sola salita) costituiscono comunque un buon allenamento per uscite più impegnative.

Tutte queste sono state le considerazioni che hanno indotto il sottoscritto e l' amico carissimo Claudio (l' altro componente usuale della “banda”, Nicola, è da sempre restio nei confronti della Maddalena, giudicata troppo facile) ad affrontare sabato 19 gennaio (2007) l' ascesa alla Maddalena dal sentiero n. 1, certamente quello di sapore più vagamente “alpino” (mi si passi il termine) consigliando in alcuni tratti ad utilizzare le mani per superare più agevolmente alcuni innocui pietroni (sia chiaro, il sentiero è assai frequentato in ogni stagione, anche da giovanissimi...).

Come detto attratti dal fascino di una tranquilla camminata nell' ennesima giornata assolutamente tiepida di questo strano e preoccupante inverno, ci siamo portati all' attacco del n. 1 all' alba delle 11 antimeridiane, con l' unica preoccupazione della eventuale chiusura del “Grillo”, ma di questo parleremo più approfonditamente in seguito benchè non sia questo l' oggetto del nostro post.

Il sentiero prende le mosse dalla località S. Eufemia di Brescia, precisamente da via Noventa, proprio appena attraversato il ponticello sul torrente Baldovera (segnavia C.A.I. Bianco/rosso come di consueto) a quota 150 m. slm.

L' itinerario non necessita certo di descrizioni particolarmente dettagliate o approfondite essendo il sentiero sempre ben evidente e correttamente segnalato.

Brevemente possiamo dire che superata la struttura di proprietà del Gruppo Volontari Antincendio Val Carrobbio, si transita accanto al Forte Cagna, per poi affrontare in successione il Monte Mascheda (m. 420) , quindi le Grappe, il monte Poffa, ancora il faticoso Dosso Darnei (un dossone erboso ove tuttavia il sentiero si fa davvero irto e faticoso) per poi giungere ad una lunga sella da cui poi, superato l' ultimo”strappetto” si sbuca dal sentiero proprio di fronte al già citato “Grillo” (quota m. 799) , a pochissimi minuti dalla nostra meta, ovvero la cima del Monte Maddalena (quota m. 844) sormontata dalla Chiesetta al cui piano terreno posto un locale che, quando aperto, può essere utilizzato per consumare la colazione.

Ovviamente vanno ignorati i numerosi bivi che si pongono lungo il sentiero il quale dal canto suo non presenta mai particolari problematiche, se non in caso di gelo o anche solo di pioggia dovendo affrontare rocce e sopratutto terra piuttosto impermeabile all' acqua e pertanto scivolosa in caso di umidità, specie al cospetto del Dernei.

L' abbigliamento sarà quello da bassa montagna a seconda della stagione (o meglio del clima del momento) con l' unica raccomandazione di portarsi appresso dell' acqua, non reperibile lungo il sentiero se non presso il parcheggio posto ai piedi del dosso erboso ove sorge la già citata Chiesetta (fontanella).

Dalla cima il panorama, almeno nelle giornate terse, è davvero apprezzabile spaziando dalla sottostante città (e Botticino) sino al lago di Garda a Est (ben visibile nella sua porzione meridionale), quindi a sud gli Appennini in fondo alla pianura, ed ancora il Guglielmo e financo, ovviamente in lontananza, il Rosa.

I tempi di percorrenza vanno dall' ora/ora e venti per gli atleti allenati che intendono cimentarsi con la corsa, per andare verso un più verosimile 1h 40/50 minuti a fronte di un passo normalmente spedito, sino ad approdare ad oltre due ore qualora si volesse affrontare l' itinerario in pieno relax guardandosi attorno e con la digitale sovente in funzione; noi nell' occasione abbiamo impiegato 2h 45 senza mai “tirare” per andata e ritorno, cronometro del contapassi alla mano.

Le nostre fatiche sono state peraltro compensate dalla sorte amica che ha voluto che il “Grillo” fosse aperto (e non chiuso per ferie, come viceversa temevamo) in modo che potessimo rifocillarci con una imperdibile fetta di formaggio alla griglia nonché con un sano polletto sempre alla griglia, opera della consumata abilità di Mele, il tutto annaffiato da un Groppellino di Avanzi niente male (finalmente un rosso gradevole dalla gradazione alcoolica “umana”, 12°).

Il conto?

Non posso dire alcunchè al riguardo dal momento che Claudio si presentato per primo alla cassa (aspramente redarguito per questo, lucrando la mia personale indulgenza solo a fronte della promessa solenne che la prossima volta sarà affar mio...), tuttavia solitamente non ci allontana mai troppo dai 20 Euro a persona per una colazione come quella descritta, per portarsi verso i 30 a cena a fronte di qualche “vizietto” in più.

Di sicuro il Grillo è uno di quei posticini da tenere sempre in debita considerazione, tanto più in occasioni come la nostra dove diventa una meta davvero perfetta, magari evitando le domeniche dei mesi della bella stagione allorquando si potrebbe faticare a trovar posto.

Il ritorno è stato gestito affrontando a ritroso il percorso dell' andata, tuttavia ben potrebbe avvenire per un altro dei sentieri che comunque conducono in città, a condizione di dover poi recuperare la macchina a S. Eufemia se con la stessa ivi si è giunti.

Per i più prestanti, consigliamo, una volta giunti al “Grillo” (preferibilmente prima di avervi mangiato) di proseguire la salita che si dirama proprio dalla destra dello stabile e che raggiunge dapprima il Monte Salena (900m.), quindi dopo aver percorso una lunga dorsale (meraviglioso panorama sul lago di Garda) si scende sul versante settentrionale della montagna (quello che guarda verso nave, per intenderci) sino a arrivare alla caratteristica Chiesetta di San Vito.



DATI SALIENTI


Itinerario: Brescia S. Eufemia-Monte Maddalena


Segnavia: n. 1 CAI (Bianco/Rosso)


Dislivello: m. 700 ca. (sola salita)


Stagioni: Tutte (meglio evitare in caso di neve, gelo o anche suolo eccessivamente umido dal momento che alcuni tratti potrebbero risultare assai scivolosi)


Abbigliamento: bassa montagna, conforme alla stagione


Note: portarsi acqua; tel. Grillo 030.363350


Bibliografia: Maddalena e Dintorni, autori vari, Edizioni Brixia

100 Itinerari per tutte le stagioni, aut. Franco Solina, ed. Giornale di Brescia




domenica 21 gennaio 2007

Benvenuto

Finalmente, dopo diverso tempo, torno a lavorare ad un blog.
L' intenzione è quella di dare libero sfogo alle passioni più grandi, ovverosia la montagna, ma anche la buona tavola, come detto il vino, il tutto vissuto con amici e famiglia.
Con un comune denominatore: Brescia e la sua Provincia.
Ecco svelato il contenuto di questo blog: itinerari e trek montani ubicati all' interno della provincia di Brescia, ma anche ricette e recensioni di ristoranti bresciani o più semplicemente di cenette a cui siam fortunatamente soliti grazie agli amici più cari.
La speranza, oltre naturalmente a quella di voler dare a questo spazio un significato il più possibile personale ma anche accattivante ad eventuale fruitori "terzi", è quella di riuscire a coinvolgere attivamente nella preparazione dei post anche i suddetti amici, i quali chiamo con queste righe ad una volenterosa collaborazione.
Già perchè questo non vuole essere il blog del Giampi, bensì anche di Claudia, Matteo e Cecilia, e ancora (in ordine sostanzialmente alfabetico, non certo d' importanza) Alle (il buon Alle) e Tonia, Claudio, Sabrina ed erede, Gaetano, Antonella e Costanza, di Paolo e Cucci, di Tommi e Bea, di Luca e Ga, e di tutti quelli si sentiranno "solleticati" da questa avventura, senza dimenticare ovviamente il Nicolino Marcolungo a cui tutti quanti siamo legati da sincero affetto per il solo fatto che Nicola è Nicola.
Come tutte le regole faranno capolino anche le eccezioni che le prime confermano, grazie all' apporto degli amici "foresti" che spero pure non vorranno fare mancare il loro apporto, e qui mi rivolgo a Riccardo e Micol, Nicola, fors' anche Kiki e Gilio.
Dichiarazione programmatica d' impegno?
Si, certo.
Un abbraccio a tutti dunque, ed a prestissimo con i primi post pertinenti.